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Dis-uguaglianza di genere

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Un tema che ci accompagna almeno ogni 3 giorni, il tempo che, mediamente, passa in Italia fra un femminicidio e l’altro.

Questa violenza che a mio avviso ha le sue radici nella disuguaglianza, non è limitata al gesto estremo dell’omicidio, ha molte ramificazioni che si manifestano attraverso una molteplicità di comportamenti, impliciti o espliciti, che vanno dal pensiero sessista agli atti discriminatori per culminare infine nella violenza fisica.

Il Sudtirolo non è escluso da questo fenomeno visti i 34 omicidi qui commessi dal 1992 al 2023 e di certo non è escluso da consuetudini e leggi che nella storia hanno portato a questa situazione di ingiustizia, sentita e vissuta, ma troppo poco riconosciuta.

Basta pensare alle leggi che hanno regolato la successione nell’agricoltura, il settore economico a lungo più importante nella realtà sudtirolese. Tali leggi che avevano assicurato l’eredità del maso al figlio maschio più giovane e in seguito erano mutate assicurandola al primogenito maschio, nella loro successione hanno caratterizzato per centinaia di anni i rapporti tra donne e uomini a favore di questi ultimi, visto che il potere economico veniva di fatto incentrato sulla figura maschile dandole potere su tutta la famiglia.

Questa capacità di disporre nel momento in cui viene usata per trarne vantaggio è definita come violenza economica ed è riconosciuta come una forma di violenza accanto a quella fisica e a quella psichica.

Il fatto poi che un simile comportamento, perpetuato per centinaia di anni, abbia a tal punto influenzato il modo di pensare di molte generazioni da rendere difficile e lento il riuscire a sradicarlo definitivamente, non deve poi sbalordire. Ancora oggi, purtroppo, vi sono visioni tradizionaliste che tendono ad evitare il passaggio ereditario del maso alla figlia femmina.

Un altro lampante esempio di mancata uguaglianza economica, che ci viene proposto giornalmente, è quello relativo alle lavoratrici del sociale, dell’istruzione e del settore delle prestazioni di servizi, ad esempio le commesse e le segretarie. In tali settori è sempre stata predominante la figura femminile, non è quindi un caso che valorizzazione e guadagno siano inferiori e le opportunità di avanzamento di carriera più limitate rispetto ai settori in cui predominante è sempre stata la figura maschile.

Un altro esempio di disuguaglianza è la differenza salariale fra uomo e donna a parità di impiego: si parla di un 17% a favore degli uomini nel settore privato.

Una riflessione sulla questione economica risulta essere fondamentale affinché venga riconosciuto e risolto uno dei problemi che è la dipendenza economica della donna nei confronti del partner. Nel momento in cui l’indipendenza economica non le è garantita, la donna è sottomessa alla discrezionalità dell’uomo che, senza tanti giri di parole, può disporne.

L’importanza di questo tema si manifesta ancora di più visto che la società stessa in cui viviamo è dominata dal danaro come realizzazione di se stessi e della propria individualità.

L’indipendenza appena enunciata, se garantita e conseguita, dà alla donna una possibilità di lasciare il compagno minaccioso, violento e di farsi una vita propria e di poter vivere temendo un po’ meno che al terzo giorno scocchi la sua ora.

-Lukas Gioga

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